Il cibo. Vita. Ciò di cui ci nutriamo ogni giorno. La maggior parte del tempo che occupo per la committenza, sono impegnato nella composizione di immagini di manicaretti e coloriti ingredienti. Ci sono capitato per caso, a occuparmi di food photography, non avrei mai immaginato di scattare le fotografie di sughi, soffritti, cipolle caramellate e riduzioni di aceto balsamico.
Ora, dopo diversi anni, è diventata la “mia” fotografia, che porta dentro una particolare vena sperimentale-artistica. E’ una fotografia completamente diversa dallo still-life, direi addirittura opposta. Infatti lo still-life è un genere fotografico “inerte”, “statico”, dove si blocca un’oggetto bloccato nel tempo e nello spazio. Fotografare il food invece è fotografare vita, chimica, scienza e biologia. L’origine dei cibi sono infatti animali, piante, frutti, bacche, semi. “Panta rei” diceva il filosofo Eraclito, tutto scorre. E’ questa la magia del cibo. Esempio pratico di questo aforisma applicabile a tutto ciò che ci circonda. E gli scatti devono andare dietro a questa filosofia, non possono essere scatti immobili, devono necessariamente avere una importante forza cinetica al loro interno, più o meno visibile. Più o meno d’impatto.
Non ci si arriva subito a capire questo aspetto della food photography. All’inizio i piatti e gli ingredienti di una ricetta delle cose immobili. Forchette, bicchieri, piatti, taglieri, tutto questo in realtà porta con sé la parola “vita”. Ognuno degli strumenti che fotografo ogni giorno, porterà o ha già portato a qualche essere umano il nutrimento di cui tutti necessitiamo per essere ciò che siamo, strumenti o cibi che siano. Siamo ciò che mangiamo. Vero, verissimo. Penso che uno psicologo capirebbe il 90 per cento dell’essere di una persona domandandogli che cosa mangia ogni giorno. Per questi motivi la food photography è anche un’arte molto complessa, di studio profondo e costante della società stessa. Negli anni questo genere fotografico ha subito cambiamenti importantissimi, a livello comunicativo. Segue necessariamente il mondo che ci circonda. Che è dentro, nel vero senso della parola, ognuno di noi. Dal cibo si capiscono culture e storie intere. Non c’è un singolo ingrediente che non porti dietro una storia umana. Questo è il fascino del food, coinvolgente al punto tale che non puoi farne a meno. Diventa insostituibile. Unico. E indispensabile.