La notte di natale. Il cuore della città palpita di luci incandescenti che si accendono e spengono scandite da una cadenza che pare quella di un SOS nel codice Morse. L’atmosfera è quella. Freddo, vetri appannati, Babbi Natale in giro che regalano gioie ai più piccoli. Questa è l’atmosfera della solennità più importante per noi. Le strade sono un fiume in piena di gente gioiosa e vociante. Una goccia di questo fiume sono io. Decido di visitare a cavallo della mezzanotte le cattedrali più imponenti di Firenze, entro dentro quella di San Lorenzo, Santa Croce, Santa Maria Novella, Santa Maria del Fiore. Dentro quest’ultima mi si spezza il fiato appena entrato. Tutta quell’atmosfera di festa e leggerezza diviene silenzio e pesantezza. C’è la cerimonia in corso, centinaia di persone. Eppure silenzio. Ma non è il vuoto quasi silenzioso che si sente allo stadio nei minuti di raccoglimento. E’ un silenzio che ti grava sulla testa, che ti si poggia addosso. Mi metto a camminare intorno a tutta quella gente stipata, quasi in punta di piedi. E assisto a quello che è un enorme rito comune, dove ognuno ha il suo cero, nel quale forse ripone un sogno o una speranza, e concentra tutto il suo animo in quella fiamma che arde lentamente. I portatori della parola del signore che si aprono un corridoio, camminano con un incedere soave lungo tutta la navata del Duomo. Si accende il braciere, qualcuno si emoziona, altri sono meno interessati; ma tutti sentono sicuramente, quel silenzio appoggiato sulle spalle. Quando finisce il rituale, le persone iniziano ad uscire abbastanza velocemente in antitesi con il silenzio e la lentezza che si percepiva un attimo prima, e tre uomini, senza neanche aspettare l’ultima persona presente nella chiesa, costringendola a uscire dalle normali porte laterali, iniziano a spingere tutti insieme la grande porta della basilica, che cigola appesantita dagli anni. Una volta chiusa, Santa Maria del Fiore continuerà a contenere nella sua pancia i segreti delle preghiere dei battezzati alla setta cristiana. Senza offesa alcuna.
GM