E’ in corso una nuova rivoluzione della fotografia. Dopo quella del digitale, quella dei “social”. La fotografia sembra diventata davvero di tutti, che scattano e vedono ogni giorno immagini realizzate con i cellulari.
Negli anni ’70 ci fu una rivoluzione simile nella fotografia analogica. Le grandi marche produttrici di fotocamere come Nikon, Canon, Pentax e Yashica, iniziarono a produrre macchine fotografiche alla portata dei portafoglio della maggior parte della gente. Un po’ come è successo in pompa magna con l’avvento dei telefoni cellulari con fotocamera integrata, che ormai tutti posseggono. Ma c’è più di una differenza tra le due rivoluzioni.
Quando la macchina fotografica diventò “sogno alla portata di tutti” più di un trentennio fa, chi l’acquistava, doveva comunque voler comprare proprio QUELLO strumento per scattare QUELLE fotografie, e perlopiù doveva anche possedere delle forti nozioni di base sul suo utilizzo. In sintesi, dovevi studiare la tecnica fotografica per saper realizzare delle immagini soddisfacenti e pulite. Nessun software ti veniva in contro per gli errori da dilettante. Sbagliavi tutte le immagini su un rullino? Perdevi tutti i ricordi, punto, nessuna via di uscita, nessun filtro o correzione digitale che ti venisse in aiuto. Questo può essere visto come una seccatura. Invece questa peculiarità della fotografia analogica è caratteristica di bellezza e spessore della fotografia stessa. Più sbagli più sei costretto ad imparare, insistere, riprovare, studiare, e oggi si è persa la consapevolezza del valore di uno scatto. Molti VEDONO foto, ma pochissimi OSSERVANO. Voi comuni scattatori di socialissime foto, tirate fuori il cellulare e scattate milioni di immagini senza neanche sapere il perché, il come, e senza concentrarvi più su quello che veramente è importante per la buona riuscita di una fotografia: il momento. Vivere di persona quel momento è ciò che di vitale c’è in fotografia. La macchina fotografica (cellulare o fotocamera che sia) è soltanto uno strumento di trasporto delle emozioni che passano attraverso il tuo occhio. Non crea emozioni in quanto tale. E’ per questo che tornate a casa dopo un concerto che vi siete goduti a malapena perché avete avuto per metà del tempo gli occhi sul cellulare, scaricate le foto e i video pensando di rivivere quei momenti, e vedete nel monitor solo merda. Le situazioni vanno vissute, pensate, e poi riprese e fotografate.
In termini tecnici però questa rivoluzione ha portato un ulteriore cambiamento nella gestione di un’immagine. Se negli anni della pellicola l’obiettivo principale era far uscire dalla camera oscura immagini pulite, tecnicamente il più riuscite possibili e senza errori di gestione dello scatto; oggi subentra una componente casuale che porta in una nuova dimensione artistica lo strumento fotografico. Abbiamo la fortuna (o sfortuna?) di poter scattare una quantità infinità di fotografie senza spendere nulla, e questo fa si che ci troviamo distrattamente a realizzare errori tecnici grossolani nelle immagini. Ma questi errori possono essere modificati, trasformati, sostituiti, enfatizzati, dai software e applicazioni collegati al nostro obiettivo. Questo ha dato vita ad infinite nuove vie nella realizzazione di un’immagine artistica. Quello che bisogna però avere per realizzare qualcosa di magico e unico, è la consapevolezza di portare a termine un’immagine dallo scatto, alla fine del suo percorso di elaborazioni software. L’umanità ha un nuovo strumento per esprimere il suo lato artistico. Ma il problema è proprio questo: è a disposizione della maggior parte degli abitanti del pianeta. E quando dài a molti lo stesso strumento, molti non ne capiranno il valore. Quando dai a pochi lo stesso strumento c’è la consapevolezza di avere qualcosa di raro, e allora l’attenzione nell’uso dello strumento è massima.
Questa nuova era, ha portato veramente la fotografia alla portata di tutti, ma proprio per questo sorge un ultimo problema, forse il più grande: se oggi, tutti hanno la facoltà di “creare” arte, sfilando dalla tasca il telefonino, basta questo per essere degli artisti? Basta avere lo strumento? O c’è dell’altro? E quando siamo tutti artisti, siamo anche tutti giudici di un’opera. Il caos è servito. E innalzare, far valere la propria opera nel mare di merda di cui sopra è veramente molto più complesso che negli anni analogici.
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